finire il processo
per il furto del sorriso
nella dinastia della tristezza,
dove svendono
gioie fuorilegge
come fossero superflue
disonorevoli
come se non fossero gemme
d’eternità
e immortalità, sia pure
dentro la nostra generale illusione
e l’assoluto oblio.
Se avessimo tirato fuori la nostra anima
l’avessimo messa a mollo
nella candeggina del lutto
l’avessimo asciugata
sopra i rovi
e nelle nostre ombre,
avremmo forse potuto
parlare liberamente
ai giudici
che si fottono completamente di noi
come se essi non avessero mai commesso reato
nel loro amore –
la loro giustizia cieca.
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